Il 2027 è l’anno indicato dai leader mondiali delle Nazioni Unite come traguardo in cui dover raggiungere un obiettivo fondamentale per la salute mondiale: la fine dell'epidemia di tubercolosi. In particolare, l’accordo siglato richiede che almeno il 90% delle persone abbia accesso a servizi di prevenzione e cura della tubercolosi con la fornitura di un test rapido per la prima diagnosi, lo sviluppo di un vaccino (attualmente l’unico esistente è il BCG) e il finanziamento alla ricerca in tutti i Paesi.
In questo scenario, la prevenzione è considerata molto importante, in quanto consente non solo di riconoscere subito i sintomi della tubercolosi in modo da fare una diagnosi precoce, ma anche di intervenire tempestivamente per evitare la trasmissione dell’infezione. Si tratta di un’iniziativa estremamente importante, in quanto la tubercolosi ancora oggi rappresenta una delle principali cause di mortalità per malattie infettive a livello globale ed è particolarmente letale per le persone affette da HIV, per gli anziani, per i neonati e bambini sotto i 5 anni e per gli individui affetti da diabete, malattie gastrointestinali croniche, denutrizione, alcolismo e malattie debilitanti.
Tubercolosi: cos’è, come si prende e quali sono i sintomi
La tubercolosi (TBC) è una malattia infettiva contagiosa causata da un batterio, il Mycobacterium tuberculosis, che venne scoperto nel 1882 dal medico tedesco Robert Koch: per questo motivo viene comunemente chiamato anche Bacillo di Koch. La TBC può colpire persone di ogni età e si trasmette in modo molto facile, per via aerea tramite le goccioline di saliva presenti nell'aria (tosse o starnuti). Solo i pazienti con tubercolosi attiva sono contagiosi, cioè quelli in cui la malattia si è manifestata pienamente. Si tratta di una malattia che spesso non compare subito: il batterio può infatti rimanere latente anche per anni prima di manifestarsi tramite sintomi precisi quando si abbassano le difese immunitarie e che vanno a colpire principalmente i polmoni (ma anche altri organi): tosse persistente, dolore al torace, febbre, sudorazioni, stanchezza e perdita di peso. Questi sintomi possono essere di natura lieve anche per diversi mesi e questo rischia di ritardare la giusta diagnosi e di provocare la diffusione dei batteri nel flusso sanguigno, disseminando l'infezione in altre parti del corpo, risultando spesso fatale.
Diagnosi e cura
Rispetto al passato, oggi la diagnosi di tubercolosi ha fatto molti progressi, con test molecolari in grado di identificare la presenza del batterio in poche ore. Una volta confermata la presenza del batterio, si può procedere con altri test, come la radiografia toracica, la TAC, il test dell'interferone gamma e la broncoscopia, utili a stabilire anche gli antibiotici efficaci contro il ceppo batterico responsabile dell'infezione e per scegliere la terapia più adatta.
La cura prevede un trattamento lungo (dai 6 fino ai 34 mesi) con farmaci e analisi di controllo costanti per limitare l'insorgenza della resistenza agli antibiotici. In caso di sviluppo di ceppi del batterio resistenti agli antibiotici, i farmaci antitubercolari vengono sostituiti con farmaci di seconda linea, che però provocano molti effetti collaterali.