La portabilità di un software è senza alcun dubbio uno dei più annosi problemi del settore IT. Le soluzioni che l’information technology ha sviluppato in tutti questi anni sono state numerose e tutte sicuramente performanti, ma incapaci di risolvere il problema alla radice o comunque incapaci di garantire leggerezza al sistema e velocità di esecuzione. Poi sono arrivati i container, che hanno consentito di spostare i software tra diversi ambienti in modo semplice, veloce, con leggerezza, consentendo quindi un eccellente risparmio di tempo, così come un eccellente risparmio di energie. Docker è un progetto che consente di ottenere una modalità standardizzata di realizzazione dei container e che offre la possibilità di crearli in modo semplice e veloce, di gestirli al meglio, di prendere nota di ogni possibile problematica e risolverla, di eliminare e distruggere ogni pacchetto con altrettanto semplicità. Si tratta, è molto importante sottolinearlo, di un progetto open source, a cui tutti possono apportare quindi il loro contributo, al fine di estenderlo e di migliorarlo.
Sulla base di queste considerazioni sembra che container e microservizi siano la soluzione a tutti i mali del settore IT e appare quindi appropriato affermare che i team IT di ogni possibile realtà debbano rivolgere al loro attenzione quindi proprio a questi elementi, gettandosi in questa novità alla cieca. Basta riflettere un secondo per rendersi conto che gettarsi alla cieca in una novità di questa portata non è affatto la scelta ideale, perché si tratta di una tecnologia ancora immatura, perché si tratta di una tecnologia che ha bisogno di migliorarsi, perché si tratta di una tecnologia infine che può comportare qualche instabilità al sistema al livello di sicurezza.
Che fare? I team IT non devono gettarsi a capofitto nei container, ma devono studiare, formarsi, scoprire ogni più piccolo segreto di questa nuova tecnologia, al fine di farla propria, al fine di riuscire a comprenderne appieno vantaggi e svantaggi, al fine insomma di essere consapevoli. Perché la consapevolezza e al conoscenza sono i primi passi necessari per poter sfruttare le nuove tecnologie nel modo adeguato. Affinché tutto questo sia possibile coloro che lavorano nel settore IT devono quindi necessariamente seguire un Corso Docker, che consenta di accedere a testa alta all’esame per la Docker Certified Associate, certificazione che infatti attesta le competenze e rende un curriculum vitae molto più appetibile rispetto agli altri.
Come scegliere il migliore corso Docker che sia oggi disponibile? Ecco le caratteristiche da prendere in considerazione:
- Il corso deve coprire tutte le funzionalità di Docker. Non deve quindi offrire solo le competenze necessarie per la creazione dei container e per la loro gestione, ma deve anche spiegare l’interazione Docker hub, come utilizzare i Dockerfile per le immagini personalizzate, come esporre i container avendo sempre la massima sicurezza possibile a disposizione, come utilizzare i volumi per i dati persistenti, come creare applicazioni multi contenitore.
- Il corso deve essere condotto da docenti pluricertificati nel settore IT e che hanno alle spalle molti anni di esperienza lavorativa e nella formazione, in modo che il corsista abbia la certezza di avere a disposizione i migliori docenti e di essere seguito al meglio.
- Il corso non deve prevedere solo ed esclusivamente lezioni teoriche, ma anche molta pratica. Proprio per questo motivo deve essere possibile per i corsisti fare molte ore di laboratorio.
- Se il corso offre la possibilità di accedere alle attività di laboratorio anche da remoto, tanto meglio, perché in questo modo il corsista può studiare, approfondire, fare proprie le competenze necessarie in ogni momento della giornata e da qualsiasi luogo si trovi.