La buona abitudine di trasportare i bambini

Cosa vuol dire trasportare i bambini? Vuol dire parlare di fasce, meitai, marsupi ergonomici & Co.

Ormai si iniziano a vedere in giro, anche in Italia, mamme e papa’ che portano i bambini avvolti in fasce vicino al loro cuore o sulla schiena.

È la pratica del portare, un modo di vivere la genitorialità facendosi carico del proprio figlio fino a – letteralmente – tenerlo addosso, fasciarlo al corpo, muoversi con lui o lei. In inglese infatti si dice BABYWEARING, e cioè indossare il bambino.

Chi lo ha provato lo sponsorizza molto, solitamente le reazioni sono positive e gli studi in merito incentivano molto il portare i bambini, anche per tutta una serie di benefici fisiologici legati allo sviluppo osseo e psichico dei bambini.

Ma da dove nasce questa pratica? Forse in prima battuta verrebbe da dire: in Africa! Ma non è cosi’. Il portare è un modo naturale e istintivo di occuparsi dei bambini, e per questo motivo ogni paese ha un suo modo di portare i bambini: solo in Africa esistono una grande quantità di supporti con nomi diversi: Gli Inuit i bambini li portano dentro un lungo cappuccio, in Messico usano i rebozo.

Anche in Europa e nel mondo occidentale in generale il portare è un modo antico di prendersi cura dei bambini, forse le nostre nonne avevano già il passeggino, ma non escludo che qualcuna abbia ancora usato un pezzo di lenzuolo per fasciarsi il proprio neonato addosso, come nei tempi passati. Era così che si faceva e che ancora fanno le donne in molte parti del mondo, per poter lavorare o spostarsi e allo stesso tempo tenere il proprio bambino vicino a se, in un luogo caldo e tranquillizzante, e poterlo sempre sentire.

Portare è quindi una pratica naturale, ma anche indubbiamente comoda. Tutti sappiamo che i bambini molto piccoli hanno la necessità di stare a contatto con la mamma, di sentirsi contenuti come quando erano nell’utero, di stare in braccio. La fascia o gli altri supporti ergonomici soddisfano questi bisogni, che sono anche quelli che fanno stare bene le mamme: avere il proprio neonato vicino, attaccato al cuore, a misura di bacio (e di seno!).

Oltre alla naturalità del gesto del portare e ai benefici sullo sviluppo psichico ed emotivo di mamma e bambino, esistono anche dei benefici legati allo sviluppo di ossa e articolazioni: portare in maniera corretta e fisiologica i bambini, cioè con fasce e altri supporti ergonomici (non i classici marsupi, per intenderci) permette alle anche di stare nella posizione giusta affinché l’articolazione immatura si sviluppi regolarmente, aiutando così sia i bambini che hanno la displasia dell’anca sia quelli sani, e allena tutti i muscoli: i bambini portati, in genere, camminano prima. Stare a contatto con il calore della mamma e muoversi a ritmo con il suo respiro può aiutare anche a superare il fastidio e il dolore che le coliche possono provocare ai neonati.

Oggi esistono tanti supporti diversi per portare i bambini, cosicché ogni famiglia possa provare e scegliere quello più comodo e pratico a seconda delle sue abitudini.

In Europa e America del nord si è sviluppato l’uso della fascia lunga, un tessuto alto 70 cm circa e lungo dai 2 ai 5 metri che si annoda addosso secondo precise istruzioni, fascia il bebè ed è molto versatile. Nei negozi o in siti online vengono vendute anche fasce ad anelli o tubolari, mei tai (un supporto di origine orientale simile al marsupio) e marsupi ergonomici per bambini. I supporti per portare sono veramente tanti, quindi è facilissimo trovarne uno adatto alle proprie esigenze.

L’unico modo per capire davvero se il portare può entrare a far parte della propria quotidianità è provare! Fatevi prestare la fascia da qualche amica che l’ha usata, oppure rivolgetevi a fascioteche, che prestano le fasce per brevi periodi e partite per l’avventura!